Imola, 16 marzo 2021
Ciao Claudio
Grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.
L’Ufficio Tecnico di Eurek è composto da cervelli importanti. Tu sei il diamante grezzo della nostra Azienda. Il tuo Talento è riconosciuto anche all’infuori della nostra realtà.
Sei entrato qui come Softwarista e ora sei un esperto dell’Hardware. Raccontaci questa evoluzione professionale.
C: In realtà in un sistema embedded hardware e firmware sono strettamente interconnessi e avere la visione d’insieme aiuta molto nella progettazione. Mi sono formato prima come elettronico, poi come softwarista e poi sono tornato a occuparmi dell’hardware, ma ancora oggi qualche progetto di firmware lo seguo e porto avanti lo sviluppo del nostro BSP e framework EcceGui per i microcontrollori principalmente basati su architettura Cortex-M. Fin dagli inizi degli studi ho capito di avere una passione per i sistemi a microprocessori, in quella zona grigia tra hardware e software dove per scrivere il codice bisogna avere una profonda conoscenza dell’architettura hardware. In seguito ho anche lavorato come softwarista in ambito gestionale, ma ho capito da subito che quella non era la mia strada.
L’Hardware è il cuore di ciò che facciamo, una buona progettazione Hardware è la base di tutte le fasi di sviluppo successive. Da dove parte il tuo lavoro e come si compone?
C: In genere parto dalla raccolta delle specifiche, dall’analisi delle soluzioni, alla ricerca dei componenti che più si adattano ad un determinato lavoro, fino alla stesura dello schematico e realizzazione del circuito stampato. In questa fase è particolarmente utile il CAD 3D e mi interfaccio con Maurizio per adattare la forma scheda al contenitore in cui andrà alloggiata, tramite il CAD si possono trovare le prime incongruenze e correggerle prima della realizzazione del prototipo. In seguito alla realizzazione del primo prototipo seguo i primi test di funzionamento, i test di suscettibilità e emissione dei disturbi elettrici, e le eventuali correzioni che sono da apportare alla scheda.
Sei rinomato per i tuoi progetti e successi personali, in particolare per il tuo PonyProg.
Quando è nato e per quale esigenza?
C: Fin dai primi anni ho creduto nel open-source, ho seguito fin dai primi sviluppi Linux e ho contribuito anche in piccolissima parte al suo sviluppo tramite la stesura di un paio di driver, in seguito sono diventato un suo fedele utilizzatore. E qualche piccolo progetto, a volte poco più di un’idea, la rendevo disponibile sul web. Devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso il discreto successo di PonyProg che ha raggiunto qualche milione di download. PonyProg si componeva di un hardware spartano alla portata di tutti che si collegava alla porta seriale o parallela del PC e un’interfaccia software intuitiva (e questa era probabilmente il suo punto di forza) che rendeva semplice la programmazione di piccole memorie eeprom e microcontrollori come l’AVR o il PIC. PonyProg ha incontrato l’esigenza di quegli anni di programmare le eeprom che si erano diffuse nei telefoni cellulari, nelle autoradio, TV Sat, oltre che agli hobbisti che volevano iniziare a programmare un microcontrollore, prima che nascesse e si diffondesse Arduino.
Sei in Eurek dal 1998. In questi 23 anni, cosa ti ha dato Eurek?
C: Oltre alla possibilità di conoscere persone a dir poco eccezionali, mi ha dato la possibilità di formarmi e crescere in vari ambiti, l’opportunità di occuparmi ogni volta di un progetto diverso dall’altro, la libertà di scegliere e utilizzare gli strumenti più opportuni. Per fare un esempio negli anni mi è stata data la libertà di scegliere e installare sul nostro server Linux gli strumenti per la documentazione TikiWiki, per la gestione delle revisioni software (prima CVS poi GIT) fino a Jenkins per la continuous-integration e l’archiviazione dei vari build. Penso che per ogni azienda lasciare spazio al reparto R&D di sperimentare nuovi strumenti e nuove soluzioni sia indispensabile e alla lunga ripaga sempre.
Il nostro Reparto Tecnico è il fiore all’occhiello della nostra Azienda. Spiegaci perché secondo te funziona così bene.
C: Con il rischio di ripetermi perché è composto da persone eccezionali e ognuno compensa la mancanza dell’altro. L’esperienza dei più “anziani” è subito acquisita e incamerata dai più giovani e tutta la squadra ne trae beneficio. Perché se è vero che si impara dai propri errori, citando Sam Levenson “Devi imparare dagli errori degli altri. Non puoi vivere abbastanza a lungo per farli tutti da solo.”