Maurizio Zaccherini

Imola, Lunedì 29 Novembre 2021

 

Ciao Maurizio,

 

come diciamo sempre, l’Elettronica è un settore in continua evoluzione, in cui la versatilità e la voglia di imparare cose nuove consentono di differenziarsi sul mercato.

 

Come responsabile del Reparto di Ricerca & Sviluppo di Eurek, da ormai 30 anni sei sempre aggiornato sulle nuove release del settore. Per te è fondamentale che il nostro Ufficio Tecnico rimanga al passo con tutte le innovazioni tecnologiche, portando valore aggiunto ai nostri prodotti!

 

Oggi vorrei parlare con te proprio di questo: delle nuove tecnologie che stanno prendendo piede nel nostro campo.

 

Quali sono le più interessanti e in che modo possono essere utilizzate nella nostra Azienda?

M: L’Elettronica in questi anni si sta indirizzando su due filoni principali, molto diversi, ma vedremo nel corso di questa chiacchierata anche connessi tra loro.

 

Da un lato l’integrazione sempre più forte con servizi web/cloud nell’ambito dell’automazione, dall’altra l’Intelligenza Artificiale.

 

Nel primo caso stiamo parlando dell’esigenza di far comunicare tra di loro e con il web i dispositivi; questa tecnologia è già realtà per alcuni nostri prodotti di punta, e inizia a destare interesse perché proprio grazie a questa interconnessione si può far rientrare le proprie macchine all’interno dei finanziamenti 4.0. Credo però che sia fondamentale avere una visione d’insieme: al momento l’unica potenzialità che viene notata dai clienti è quella relativa alla teleassistenza. Attraverso la connessione tra la macchina e il Cloud, si può vedere in tempo reale se ci sono guasti e quindi provvedere con un’adeguata assistenza tecnica. Io, e tutto il Team di Eurek invece, crediamo che il punto di forza di questa tecnologia consista nell’enorme opportunità di estrapolare dati convertendoli in informazioni. Finalizzando l’interazione con il Cloud alla catalogazione di più dati possibili si aprono molteplici scenari per i nostri clienti!

In primo luogo, si possono estrapolare i dati in un’ottica di monitoraggio costante, in un processo di analisi che coinvolge dal settore ricambi al commerciale, passando per il marketing e la progettazione. Avere dei dati in Real Time è un’enorme risorsa anche in termini di ritorni economici.

 

Per i prodotti già sviluppati con l’interconnessione Cloud ci siamo affidati ad aziende terze. La sfida per il futuro sarà mettere in piedi in autonomia l’architettura di raccolta dati, rendendo autonome in questo senso le nostre schede Embedded.

 

Per quanto riguarda invece l’Intelligenza Artificiale, siamo molto affascinati da tutto ciò che riguarda le Reti Neurali. Fortunatamente, l’ipotesi di usufruire di questi sistemi innovativi è già realtà: molti dei microprocessori che compongono le nostre schede elettroniche sono già dotate di reti neurali. Nel breve, e parlo del 2022, vorremmo sfruttarle per risolvere problematiche e implementare alcune funzioni delle nostre schede.

 

Dopo vari Brainstorming abbiamo già identificato tra i nostri prodotti quelli che si presterebbero maggiormente a questo step e siamo pronti per partire con i nostri primi Training.

Nuove Tecnologie

 

In che modo le reti neurali possono essere sfruttate nelle nostre schede elettroniche?

M: Sostanzialmente la più grande risorsa nell’immediato riguarda la sensoristica. Questi sensori sono in grado di rilevare i dati elaborandoli in autonomia. Normalmente il sensore fa capo a un microcontrollore che opportunamente istruito rielabora i dati correttamente. Le reti neurali posizionate dentro i chip consentono di differenziare i dati ricevuti attraverso un algoritmo: ad esempio riescono a stabilire quali informazioni siano rilevanti e quali scartare. Con i nuovi sistemi invece possiamo adattarci ad una o più condizioni ambientali inizialmente non prevedibili, fino ad ottenere un sistema predittivo. Il sensore in autonomia può arrivare a prendere delle decisioni senza che l’uomo debba creargli esternamente attraverso il codice tutte le casistiche possibili.

 

A pensarci è un enorme vantaggio, perché parliamo di schede che diventano sempre più intelligenti e agevolano il lavoro dell’uomo. Ad esempio, in ambito industriale, possiamo fare l’esempio di una saldatrice: una scheda elettronica dotata di intelligenza artificiale ed opportunamente istruita sarà in grado di prevedere con anticipo l’usura degli elettrodi, ed eventualmente tenere conto del ciclo di lavoro per segnalare opportunamente quando è il momento di sostituirli.

 

Se prima la scrittura del codice Software prevedeva l’inserimento di tutte le variabili possibili, ora il paradigma cambia drasticamente: ciò che farà la differenza sarà la corretta gestione dei dati acquisiti dal sensore. Diventa fondamentale selezionare i campioni giusti, e istruire la rete neurale affinchè elabori correttamente i dati. In questo senso la formazione su questi temi dei nostri tecnici è essenziale. È importante formarsi costantemente e rimanere al passo con i tempi. Ora più che mai.

 

Tra i 3 approcci possibili nel campo dell’Intelligenza artificiale, noi privilegiamo un approccio supervisionato: fornire dati alla rete, verificando però sempre che ingresso e uscite associate siano corrette. In questo modo farà previsioni anche laddove l’uscita non è nota a priori.

Prima di questo approccio bisognava avere tabelle con dati analitici e scrivere il codice di conseguenza in base a questi dati che però erano limitati. Con l’intelligenza artificiale, in base ai dati analitici, la rete va a raffinare ed implementare i dati, tenendo in considerazione variabili che prima non potevano essere considerati (fattori ambientali, usura, ecc..).

 

Nel nostro caso, più dati saranno acquisiti dalla scheda elettronica e più diventerà autonoma e intelligente.

 

Vi faccio un esempio pratico: parliamo di una tecnologia che sta prendendo sempre più piede e che ormai è nota a tutti, ossia il riconoscimento facciale. Questa enorme innovazione, che ora è integrata nella maggior parte dei nostri smartphone, è stata resa possibile da un’infinita quantità di dati. Colossi mondiali come Amazon, Google, Facebook, hanno messo a disposizione la miriade di immagini di persone presenti nei loro database inglobandoli all’interno di un sistema intelligente che riuscisse a elaborarle fino a riconoscere tutte le possibili declinazioni e sfaccettature di un volto umano. Per far sì che diventasse affidabile, i sensori hanno avuto bisogno di prove, test e anni di esercizio.

 

Ciò che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza oggi è una realtà concreta, e sta diventando un obbiettivo sempre più tangibile anche per noi di Eurek. Nel giro di qualche anno potrebbe entrare a far parte delle implementazioni delle nostre schede elettroniche. Paradossalmente pur essendo una tecnologia più sofisticata rispetto ai sensori di cui parlavamo poco fa, al momento si sta sviluppando in maniera molto più rapida e sta diventando alla portata di tutti.

 

Questo è un mercato che si influenza in base a quanto gli addetti al settore approfondiscono le questioni e ne riconoscono le potenzialità.

Ricerca e sviluppo

 

Torniamo al punto iniziale: cos’hanno in comune queste due tecnologie, Cloud e intelligenza artificiale?

M: La raccolta dei dati.

 

Se riesco a estrapolare più dati possibili sul comportamento della mia macchina attraverso l’interconnessione con sistemi Cloud, allora potrò utilizzarli per addestrare le reti neurali presenti nel mio microprocessore. Quando parliamo di Rivoluzione 4.0 ci riferiamo proprio a questo. E noi, in quanto appassionati del settore, abbiamo la responsabilità di riconoscerne il valore e indirizzare i nostri clienti verso il futuro.

Leonardo Valenti

Imola, lunedì 11 Ottobre 2021


Ciao Leonardo,
quando eri giovanissimo, ormai 10 anni fa, hai bussato alla nostra porta. Il tuo non è stato un percorso
tradizionale, sei arrivato in Eurek senza alcun tipo di formazione elettronica, ma la tua curiosità e la voglia di imparare ti hanno fatto diventare un punto di riferimento per il Team di collaudo delle nostre schede elettroniche.


In cosa consiste il tuo lavoro?

L: Mi occupo di collaudare le schede elettroniche. Quella del collaudo è una fase fondamentale in ogni settore produttivo, deve essere svolto con estrema cura per verificare che ogni scheda rispetti le specifiche e svolga le operazioni per cui è stata programmata. Il collaudo ha lo scopo di valutare la qualità di una scheda sotto l’aspetto elettronico e funzionale. Per preservare questa qualità fino al cliente finale, l’azienda da alcuni anni ha deciso di dotarsi di stampanti 3D che consentono di creare per ogni scheda un packaging su misura (che oltre alla protezione ne migliora l’estetica).

 

Inoltre mi occupo anche di creare i programmi per la macchina ad ispezione ottica (AOI), dispositivo che svolge una funzione importante per l’operatore consentendogli, grazi all’ingrandimento, di vedere in maniera ottimale ogni dettaglio dei componenti presenti sulla scheda. 

In che modo hai superato le difficoltà iniziali legate al non avere basi di elettronica?


L: Penso di avere superato le difficoltà iniziali grazie alla determinazione e alla curiosità che fin da subito mi hanno permesso di imparare questo lavoro. Il team in cui mi sono inserito mi è stato molto d’aiuto, sia chi ne faceva già parte che mi ha accolto e aiutato, sia le persone che sono arrivate dopo. Tutti insieme abbiamo arricchito ulteriormente le potenzialità dell’azienda.

 

 

Sei riconosciuto da tutti come il più creativo del Team: in che modo pensi che questa qualità ti aiuti nello svolgere meglio il tuo lavoro?

 

L: L’essere creativo consente di vedere le cose da prospettive diverse, e di conseguenza di poter
percorrere nuove strade che possono portare alla soluzione dei vari problemi che si presentano di volta in volta e trovare nuove idee e diverse soluzioni, invece di avere i cosiddetti “paraocchi”.

 

Quali sono le tue aspirazioni future? Dove vorresti arrivare?

 

L: Vorrei migliorarmi e approfondire ancora di più le mie conoscenze e le mie capacità a livello
lavorativo, certo che la crescita professionale del singolo potrà consentire all’azienda di svilupparsi e arricchirsi ulteriormente.

 

Per quanto mi riguarda mi piacerebbe essere sempre più coinvolto nelle dinamiche aziendali ed essere un punto di riferimento per le mie colleghe e i miei colleghi.

Reperibilità del materiale

Imola, martedì 14 Settembre 2021

 

Ciao Monica,

 

il nostro settore sta vivendo un periodo storico senza precedenti: nonostante si sia già assistito in passato a momenti di oscillazione dei costi della materia prima, in 30 anni di Eurek non ci eravamo mai trovati a dover riprogrammare l’intera filiera produttiva a causa della materia prima che non si trova e quindi a tempi di consegna quadruplicati e prezzi schizzati alle stelle.

reperibilità materiale

In che modo questo quadro economico globale ha impattato sul processo di acquisto dentro a Eurek?

 

MO: Lo ha stravolto! La pandemia mondiale ha fermato per un determinato periodo la produzione in tutti gli step (dall’estrazione della materia prima, all’effettiva lavorazione e realizzazione del componente stesso); la ripartenza non è avvenuta in proporzione alla reale richiesta del mercato. Molti stabilimenti produttivi hanno chiuso, altri rivedevano continuamente le condizioni in essere per contenere l’importante esposizione economica allungando di conseguenza i tempi relativi alla gestione della trattativa e la logistica stessa ha subito dei fortissimi disagi impattando negativamente sulle consegne che già erano critiche.    

 

A inizio giugno c’è stato un cambiamento epocale che non si era mai visto. Le consegne già critiche, sono schizzate a 50 settimane e gli ordini in essere sono stati tutti ripianificati dalle case madri, creando il panico, e a mio avviso questa fobia generale ha innescato una reazione a catena.

 

Quando il materiale ha iniziato a scarseggiare, il poco che si trovava è stato acquistato in maniera massiva dalle grandi multinazionali o case automobilistiche. Questo ha senza dubbio intossicato il mercato perché ha fatto sì che i prezzi potessero aumentare in modo esponenziale a causa dell’altissima richiesta.

 

Questo scenario ha influito ovviamente su tutto l’assetto produttivo di Eurek. I sentori di questa crisi erano già evidenti da fine 2020, quindi mi sono mossa per tempo e a Gennaio 2021 ho provveduto in autonomia ad anticipare gli ordini in essere, informando i clienti storici in modo tale da collaborare e decidere insieme in base allo storico degli ordini su come comportarci. Questo tempismo ci ha permesso di non causare ritardi o problemi ai clienti.

 

È stato senza dubbio reso possibile da 2 importantissimi fattori:

  • Il rapporto di fiducia instaurato con i nostri clienti, che si sono affidati totalmente alla nostra visione e ci hanno dato garanzie economiche sul materiale per cui ci eravamo già esposti
  • Il rapporto di fiducia con i nostri fornitori, che ci hanno dato gli input giusti per capire ciò che stava succedendo con largo anticipo e questo ci ha consentito di farci un “cuscinetto” di materiale per affrontare senza intoppi i mesi a venire.

Pianificare a lungo termine è sempre stato un nostro modo di lavorare, ma mai ci eravamo esposti economicamente così tanto; questo ha dimostrato la solidità di Eurek, poiché nonostante questa situazione emergenziale abbiamo avuto “le spalle coperte”.

reperibilità materiale
reperibilita materiale

A livello di impatto sul processo interno di Eurek, ci siamo trovati a dover ridefinire completamente il nostro processo di acquisto: alcune fasi che prima erano imprescindibili come l’Offerta e la trattativa sul prezzo sono saltate completamente. Ora lavoriamo quasi solo a consuntivo, poiché un componente che un attimo prima è disponibile a un determinato prezzo, dopo poche ore può andare in out of stock o subire degli aumenti a due cifre. Sono cambiate anche le tipologie dei rapporti in essere; abbiamo dovuto ritrattare le formule economiche prediligendo pagamenti cash e in anticipo. Bisogna essere tempestivi e lucidi, cercando le giuste quantità senza farsi prendere dalla smania di accumulo, e ove un componente non fosse disponibile bisogna informarsi e a volte fidarsi del fornitore nel cercare valide alternative.

Reperibilità materiale
Reperibilità materiale

Qual è quindi stato il metodo di lavoro che avete utilizzato per sopperire a queste problematiche?

 

MO: Prima di tutto organizzazione interna e pianificazione direi quasi maniacale! Il nostro reparto di produzione ha dimostrato un’elasticità e flessibilità estrema, i nostri ragazzi si sono confermati ancora una volta imprescindibili. Gabriele, il responsabile di produzione, insieme a Barbara, responsabile commerciale, hanno dovuto rivedere la pianificazione della produzione (che prima era mensile) giornalmente. Inoltre abbiamo dovuto introdurre i turni su tre diverse fasce orarie sia per il reparto SMT sia per il reparto PTH. Senza dubbio aver scelto in passato due linee automatiche con un altissimo grado di flessibilità si è rivelata oggi la scelta più saggia, perché ci ha permesso di variare spesso i lotti in base all’arrivo del materiale.

 

Dal mese di luglio il materiale ha iniziato ad arrivare in maniera scaglionata, e in contemporanea abbiamo ricevuto tantissime nuove richieste di campionature e lotti da nuovi clienti, per i quali non si poteva lavorare sullo storico. Abbiamo implementato quindi gli acquisti attraverso i vari portali web che hanno materiale a stock e consolidato il rapporto con alcuni broker storici ampliando e diversificando moltissimo il nostro range di fornitori. Le difficoltà maggiori le abbiamo affrontate per alcuni articoli forniti dai nostri clienti, per i quali lavoriamo sia in conto pieno sia in conto lavoro. Alcuni non si sono resi conto in maniera oggettiva della gravità della situazione relativa al materiale, e non essendosi mossi per tempo non sono riusciti a farci avere il materiale del conto lavoro nei tempi concordati. Questo ha senza dubbio causato da un lato una continua riprogrammazione della produzione, come già anticipato, dall’altro un esubero di materiale nel magazzino.

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Essendo nel settore da diversi anni, quali credi che siano gli scenari futuri a cui andremo incontro?

 

MO: Secondo il mio punto di vista, il peggio non è ancora passato. Come Eurek, sono certa che vedremo la punta dell’iceberg intono a ottobre/novembre 2021. In maniera ottimistica, credo che possa esserci una lieve flessione della curva a partire dalla primavera del 2022. Si parla molto di crescita del PIL e ripresa economica, ma sono dati falsati da quella che prima ho definito fobia globale che ha portato chi poteva permetterselo ad accumulare e acquistare più del dovuto per paura di ritrovarsi senza materia prima. Ora più che mai è fondamentale rimanere lucidi, non farsi prendere dalla paura. Noi ad esempio, abbiamo preso la decisione di non assumere nessuno: se tra qualche mese, come immaginiamo, la situazione dovesse tornare alla normalità non possiamo permetterci di avere una nuova risorsa su cui abbiamo investito tempo ed energie in termini di formazione, oltre che costi.

 

La strategia più sensata, secondo la mia esperienza, è quella di crearsi un vero e proprio cuscinetto finanziario: risparmiare il più possibile, ottimizzare la gestione creando un planning economico a lungo termine ed investire su ciò che può fare la differenza rendendoci ancora più flessibili e produttivi.

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La mia paura è che questo sia solo l’inizio di una situazione di mercato molto grave che si percepiva già da diverso tempo nel settore dell’elettronica, ma che con il Covid si è amplificata arrivando all’apice. Rischiamo di arrivare a un punto in cui alcune aziende non riusciranno più a produrre e di conseguenza a pagare i proprio fornitori e questo innescherebbe una crisi a catena dovuta ai mancati pagamenti.

 

È fondamentale avere una visione imprenditoriale chiara, esporsi solo quando si hanno delle garanzie, selezionare i clienti con cui si vuole lavorare che condividano fiducia e valori.

 

Ci tengo inoltre a ribadire un concetto già espresso. Creare rapporti di fiducia con i propri partner è essenziale, in particolare verso i brooker e/o distributori indipendenti. Vi deve essere una collaborazione che permetta di esporsi tranquillamente nel processo produttivo. Riceviamo quotidianamente chiamate da Broker di tutto il mondo che ci propongono componenti introvabili, ma noi ci affidiamo solo a persone e ditte di nostra fiducia, con i quali abbiamo concordato garanzie sui componenti che acquistiamo. Siamo consapevoli che alcuni clienti possano trovare nostri competitors che si mettono in casa componenti introvabili provenienti spesso da stock inadeguati, ma il rischio è proprio che si presentino criticità e obsolescenze su quei componenti, rendendoli non affidabili! Questo è un rischio che come Azienda abbiamo decido di non prenderci, crediamo fortemente che la scelta più giusta sia selezionare solo fornitori attendibili.

Monica Giorgi

Imola, martedì 7 Settembre 2021

 

Ciao Monica,

 

Vorrei parlare con te dell’Imprenditrice che sei oggi. Quando Eurek è stata fondata eri poco più che
ventenne: la tua crescita professionale è avvenuta all’interno di queste mura e con grande senso di
responsabilità hai investito e creduto nella tua Azienda.

 

Eurek ha radici profonde, e tu sei una colonna portante per il suo intero funzionamento. Programmi,
scheduli, organizzi, in modo che nulla sia lasciato al caso e ogni anello della catena produttiva segua il suo ciclo senza intoppi.

 

Perché una buona organizzazione è alla base di un’azienda di successo?

M: Alla base di un’azienda sana vi è sempre una buona organizzazione. Con una buona
organizzazione riesci ad evidenziare le criticità e le potenzialità all’interno dell’azienda e ottimizzare poi il processo. Senza aver fatto una analisi dettagliata, puoi sapere dove vuoi andare ma non sai come poter fare, diventando una sorta di “equilibrista”. Ti dico inoltre che l’analisi deve essere svolta con occhi pessimisti, perchè solo uno sguardo pessimista riesce ad evidenziare tutte le criticità che sono la base di nuove opportunità. Quando hai analizzato tutto allora puoi smettere di fare l’equilibrista e cominciare a “camminare”. Come nella mia vita privata, in azienda ribadisco lo stesso concetto. La prima fase è la pulizia: la pulizia è strettamente legata al rispetto di quello che sei, di quello che fai e di quello che ti circonda; poi vanno creati gli standard operativi, semplici e chiari, che per me sono le buone abitudini che ti fanno lavorare bene e che ti permettono di muoverti sicura; ed infine, ma non meno fondamentale, continuare a formarsi sempre sia internamente che
esternamente all’azienda perché la curiosità, l’attenzione e la proattività devono regnare sovrane.

 

 

Monica Giorgi
Monica2

 

 

In cosa ritieni che Eurek sia differente rispetto alle altre realtà del settore?

M: E’ una domanda che mi faccio da anni e per un lungo periodo ho fatto fatica a darmi una risposta che mi appagasse. Come hai detto tu sono diventata imprenditrice che ero poco più di una adolescente, ero molto inesperta e non sapevo cosa mi aspettava. Il tempo ma soprattutto le persone con cui sono cresciuta lavorativamente parlando mi hanno aiutato a delineare meglio la visione dellamia azienda. Reputo che siamo differenti perché lavoriamo sulla qualità dell’azienda nei suoi aspetti tangibili e intangibili, ottimizzando l’efficienza e la qualità di vita delle persone. La nostra visione è di rendere semplice ciò che può apparire complesso, e per farlo dobbiamo andare in profondità, cercare i dettagli che ci permettono di fare la differenza. Pensiamo alle persone, ad esempio in fase di progettazione ci soffermiamo sull’utilizzatore finale del prodotto e non sull’istallatore e/o tecnico di turno, idem all’interno dell’azienda: Eurek è la mia seconda casa e voglio che sia lo stesso per i nostri collaboratori, loro sono l’azienda devono sentirsi bene in azienda ed è quindi fondamentale vedere e affrontare gli aspetti intangibili oltre che a quelli tangibili.

 

 

Monica Giorgi

 

 

Da imprenditrice, quanto è importante saper investire nella crescita della propria Azienda?

M: E’ fondamentale! Come la persona, l’ Azienda cresce sana se alimentata e formata
costantemente. Per me la crescita della azienda deve avvenire in modo tangibile (macchine,attrezzature, strumenti) ed in modo intangibile con una estrema attenzione alle persone (corsi formativi, crescita personale, confronto tra operatori di diversi reparti, etcc) ed è strettamente collegato ad una buona organizzazione. Senza un planning con costi, tempi e criticità da sostenere, gli investimenti sulla crescita sarebbero un dispendio di energie e di difficile applicazione mentre devono essere parte della normale gestione aziendale.

 

Per arrivare a questa consapevolezza il percorso dell’Accademia degli Imprenditori Sovversivi
fondata da Fabrizio Cotza e Margherita Tarallo è stato fondamentale: a differenza degli altri percorsi di formazione, lo scopo dell’Accademia è proprio quello di lavorare sulla persona, sull’approccio che il singolo ha all’interno dell’Azienda. Credo che mi abbia aiutato molto a migliorare nel lavoro e nella vita privata! Ho preso consapevolezza dei miei limiti e dei miei punti di forza e credo che questo sia fondamentale sia per la crescita dell’Individuo sia per la crescita dell’intera Azienda.

Claudio Lanconelli

Imola, 16 marzo 2021


Ciao Claudio

Grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

L’Ufficio Tecnico di Eurek è composto da cervelli importanti. Tu sei il diamante grezzo della nostra Azienda. Il tuo Talento è riconosciuto anche all’infuori della nostra realtà.


Sei entrato qui come Softwarista e ora sei un esperto dell’Hardware. Raccontaci questa evoluzione professionale.


C: In realtà in un sistema embedded hardware e firmware sono strettamente interconnessi e avere la visione d’insieme aiuta molto nella progettazione. Mi sono formato prima come elettronico, poi come softwarista e poi sono tornato a occuparmi dell’hardware, ma ancora oggi qualche progetto di firmware lo seguo e porto avanti lo sviluppo del nostro BSP e framework EcceGui per i microcontrollori principalmente basati su architettura Cortex-M. Fin dagli inizi degli studi ho capito di avere una passione per i sistemi a microprocessori, in quella zona grigia tra hardware e software dove per scrivere il codice bisogna avere una profonda conoscenza dell’architettura hardware. In seguito ho anche lavorato come softwarista in ambito gestionale, ma ho capito da subito che quella non era la mia strada.

 

ClaudioBN2

 

L’Hardware è il cuore di ciò che facciamo, una buona progettazione Hardware è la base di tutte le fasi di sviluppo successive. Da dove parte il tuo lavoro e come si compone?

 

C: In genere parto dalla raccolta delle specifiche, dall’analisi delle soluzioni, alla ricerca dei componenti che più si adattano ad un determinato lavoro, fino alla stesura dello schematico e realizzazione del circuito stampato. In questa fase è particolarmente utile il CAD 3D e mi interfaccio con Maurizio per adattare la forma scheda al contenitore in cui andrà alloggiata, tramite il CAD si possono trovare le prime incongruenze e correggerle prima della realizzazione del prototipo. In seguito alla realizzazione del primo prototipo seguo i primi test di funzionamento, i test di suscettibilità e emissione dei disturbi elettrici, e le eventuali correzioni che sono da apportare alla scheda.

 

Sei rinomato per i tuoi progetti e successi personali, in particolare per il tuo PonyProg.

Quando è nato e per quale esigenza?

 

C: Fin dai primi anni ho creduto nel open-source, ho seguito fin dai primi sviluppi Linux e ho contribuito anche in piccolissima parte al suo sviluppo tramite la stesura di un paio di driver, in seguito sono diventato un suo fedele utilizzatore. E qualche piccolo progetto, a volte poco più di un’idea, la rendevo disponibile sul web. Devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso il discreto successo di PonyProg che ha raggiunto qualche milione di download. PonyProg si componeva di un hardware spartano alla portata di tutti che si collegava alla porta seriale o parallela del PC e un’interfaccia software intuitiva (e questa era probabilmente il suo punto di forza) che rendeva semplice la programmazione di piccole memorie eeprom e microcontrollori come l’AVR o il PIC. PonyProg ha incontrato l’esigenza di quegli anni di programmare le eeprom che si erano diffuse nei telefoni cellulari, nelle autoradio, TV Sat, oltre che agli hobbisti che volevano iniziare a programmare un microcontrollore, prima che nascesse e si diffondesse Arduino.

Sei in Eurek dal 1998. In questi 23 anni, cosa ti ha dato Eurek?

C: Oltre alla possibilità di conoscere persone a dir poco eccezionali, mi ha dato la possibilità di formarmi e crescere in vari ambiti, l’opportunità di occuparmi ogni volta di un progetto diverso dall’altro, la libertà di scegliere e utilizzare gli strumenti più opportuni. Per fare un esempio negli anni mi è stata data la libertà di scegliere e installare sul nostro server Linux gli strumenti per la documentazione TikiWiki, per la gestione delle revisioni software (prima CVS poi GIT) fino a Jenkins per la continuous-integration e l’archiviazione dei vari build. Penso che per ogni azienda lasciare spazio al reparto R&D di sperimentare nuovi strumenti e nuove soluzioni sia indispensabile e alla lunga ripaga sempre.

 

 

Il nostro Reparto Tecnico è il fiore all’occhiello della nostra Azienda. Spiegaci perché secondo te funziona così bene.

C: Con il rischio di ripetermi perché è composto da persone eccezionali e ognuno compensa la mancanza dell’altro. L’esperienza dei più “anziani” è subito acquisita e incamerata dai più giovani e tutta la squadra ne trae beneficio. Perché se è vero che si impara dai propri errori, citando Sam Levenson Devi imparare dagli errori degli altriNon puoi vivere abbastanza a lungo per farli tutti da solo.”

Gabriele Palmeri

Imola, 22 febbraio 2021


Ciao Gabriele,
il tuo ruolo consente a Eurek di carburare a pieno. Ti occupi dell’organizzazione del
reparto produttivo, e umanamente sei una figura di riferimento per i nostri ragazzi.

Qual è il valore aggiunto che Eurek offre sul mercato?
G: Il valore aggiunto di Eurek è sicuramente la velocità di risposta di fronte a richieste di
vario genere che possono andare dalla modifica di una distinta, a una quantità del lotto, a
un aggiornamento firmware oltre che alla flessibilità nel cambiare in corso d’opera la
produzione in essere, in base a eventuali modifiche richieste dal cliente.

Perché una buona organizzazione e schedulazione della produzione influisce
positivamente sulla qualità del prodotto offerto? E in che modo organizzi i processi
interni?


G: In questo momento particolare di mercato l’organizzazione della produzione è “tarata”
molto spesso dall’arrivo del materiale che, per quanto possa essere pianificato con
tempestività, molte volte subisce dei ritardi e questo fa sì che si debba cambiare in corso
d’opera la pianificazione anche giornaliera.
I processi interni sono pianificati secondo una tabella di tempi che consente di bilanciare
le ore giornaliere dei vari reparti in modo tale che possa emergere in modo corretto il
concetto di cliente/fornitore da un reparto all’altro: ogni reparto aziendale deve essere
consapevole che il proprio collega può essere sia fornitore che cliente e quindi
l’approccio alle lavorazioni vengono fatte con un’ottica di miglioramento continuo per fare
in modo di soddisfare appunto un cliente.
L’obiettivo principale di Eurek deve essere quello di soddisfare a pieno tutte le esigenze
del cliente nei modi e nei tempi richiesti, salvaguardando sempre il benessere lavorativo
dei suoi collaboratori.

Gabri

Fino a che punto gli equilibri del Team sono importanti per il funzionamento dell’intera
azienda?


G: In generale nella vita bisogna avere un giusto equilibrio in tutto ciò che si fa e questo
vale anche e soprattutto nell’ambiente di lavoro, dove in generale passiamo tutti la
maggior parte del nostro tempo. Avere una buona armonia tra i vari componenti del Team
è fondamentale per affrontare al meglio tutte le sfide e le incognite che si presentano
quotidianamente. Questo porta sicuramente ad avere una collaborazione costante tra tutti
i componenti della “famiglia” Eurek.

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Quali sono i tuoi punti forza come persona che ritieni di aver trasmesso in Eurek?


G: Penso che il mio punto di forza sia il coinvolgimento che ho con tutte le persone che
compongono il Team del quale sono Responsabile, cerco di essere sempre presente e
disponibile con tutti puntando sul dialogo costante perché penso che, soprattutto in una
realtà come Eurek, sia fondamentale avere una comunicazione efficace e continuativa con
tutti i collaboratori sia che si tratti di questioni lavorative sia personali. A mio avviso iniziare
la giornata chiedendo: “ciao come stai, tutto bene?” ci ricorda che siamo prima di tutto
delle persone

Gianluca Renzi

Imola, 19 gennaio 2021


Ciao Gianluca!

Sei da sempre il nostro Linux Man: attraverso le tue competenze abbiamo imparato l’importanza dell’Open Source come strumento di lavoro e corrente di pensiero.

La condivisione dei saperi e delle procedure è tanto alla base di questo concetto quanto del tuo contributo come persona all’interno del nostro Team.


Come è iniziato il tuo percorso in Eurek? Come sei entrato a contatto con la nostra realtà?

G: Dopo un’esperienza come consulente Linux sui database relazionali in giro per l’Europa, mi stavo guardando attorno per vedere se ci fosse vicino a casa un’Azienda con la quale condividere le mie esperienze nel campo di Linux in primis, del software e dell’hardware, ed ho visto che esisteva una realtà che integrava tutti e tre i requisiti! Ho inviato il mio Curriculum Vitae all’Eurek ed eccomi qua. Il resto e’ storia…

In che modo le tue conoscenze Linux sono utilizzabili all’interno dell’Azienda?

 

G: Già dall’inizio si cercava di utilizzare software libero (GNU/GPL) per non gravare ulteriormente sull’Azienda di costi di licenze, di software proprietario ecc., soprattutto per sviluppare il software ed il firmware per le nostre schede. Il passaggio a Linux è stato la naturale evoluzione del gruppo di R&D. Chiaramente all’inizio per chi non masticava di Linux, la curva di apprendimento per i miei colleghi è stata decisamente ripida, ma una volta entrati nel meccanismo tutto è estremamente semplice, visto che segue la fIlosofia K.I.S.S. (Keep It Simple, Stupid): per fare cose complesse, occorre mettere insieme tante cose più semplici, ove ognuna svolge il suo compito in maniera efficiente e sicura.

Perché per Eurek è fondamentale l’Open Source per i sistemi Embedded?

 

G: Come dicevo prima, innanzitutto per non gravare ulteriormente sui costi di licenze software aggiuntive. Inoltre grazie al movimento Open Source e Linux è estremamente facile, trovare persone che hanno già affrontato e risolto brillantemente diverse problematiche. Quindi è molto facile trovare soluzioni già funzionali che non richiedano una riscrittura da zero di tutto.
L’importante è che vengano rilasciate in maniera gratuita e liberamente consultabili e utilizzabili da tutti. Questa è la filosofia Open Source: dare la possibilità a tutti di poter accedere gratuitamente alle informazioni necessarie. E, naturalmente, rilasciare le proprie informazioni di dominio pubblico attraverso il web. I tempi di sviluppo del software si sono notevolmente accorciati, perché utilizzando strumenti già conosciuti e che possono essere provati prima su un PC con Linux e poi sui nostri sistemi embedded Linux, si riducono a considerare solamente le effettive differenze dei due ambienti. Per ogni problema, c’è una comunità Open Source pronta ad aiutare.

Dal 2002 sei un pilastro dell’Azienda. Parlaci del tuo Team e dell’importanza che ha la condivisione delle conoscenze in ambito Hardware e Software.

 

G: Innanzitutto la condivisione delle informazioni tra tutti, porta il gruppo a non essere dipendente da una persona, perché il gruppo è in grado di poter apprendere le conoscenze necessarie semplicemente studiando o affrontando problemi già risolti da altri, cercando in Internet. Questo porta ad un appiattimento delle specifiche conoscenze per cui, qui in ufficio, siamo quasi del tutto interscambiabili. Comunque la maggiore conoscenza del proprio campo rimane un must ed un valore aggiunto notevole, ma utilizzando strumenti Open Source, è abbastanza agevole passare da un progetto ad un altro, cambiando anche il campo di applicazione. Per esempio è facile che il progettista hardware prima di prendere in esame un tipo di connessione oppure un prodotto, ne verifichi la funzionalità con gli strumenti Open Source, per cui il progettista del firmware si troverà a scrivere dei device driver anche in assenza della scheda, riducendo l’accensione alla sola verifica di funzionamento di tale driver. Allo stesso modo il progettista UI & HMI: sapendo che sulla scheda sarà montato quel microprocessore oppure un altro, può cominciare a sviluppare il software applicativo anche senza la scheda hardware sottomano. Si potrebbe limitare a testarlo sull’hardware solo in fase finale, riducendo così i tempi di sviluppo del software. Tutto questo a vantaggio dei costi vivi dell’Azienda.

Alberto Ricci Bitti

Imola, 28 ottobre 2020

 

Ciao Alberto,

Tu sei il mentore creativo della nostra Azienda. Ti distingui per il tuo modo di analizzare, scomporre e comprendere le cose. Il tuo sguardo è sempre sulle tecnologie future per rendere Eurek sempre un passo avanti.

 

Come hai conosciuto Eurek e perché ci hai scelti?

 

A: È una storia che ha origini lontane, quando ancora le interfacce utente non erano un “hot topic”, e un gruppo di appassionati si ritrovava nei weekend per realizzare un ricevitore radio computerizzato facendosi guidare solo dalla propria immaginazione. Io avevo il compito di sviluppare l’interfaccia visuale. In quell’occasione ebbi modo di conoscere uno dei soci della Eurek che capì subito il potenziale di quelle idee; ed io ebbi modo di apprezzare l’apertura mentale, lo slancio e lo spirito costruttivo che fondavano l’azienda. Ne nacque un’amicizia ed una collaborazione che durano fino ad oggi.

Qual è il tuo compito all’interno dell’Azienda?


A: È una domanda che non mi sono mai posto! Il mio ruolo sfocia in modo naturale dalle mie curiosità, una fusione fra tecnologia e user experience che ben si adatta al mio lavoro di tutti i giorni: la progettazione, la grafica e la programmazione degli schermi touch che abbiamo imparato a conoscere grazie alla diffusione di smartphone e tablet, e che oggi si adattano ad ogni tipo di apparecchio industriale. A questo ruolo si affianca sempre più una funzione di consulenza e formazione, perché sempre più clienti scoprono che non esiste dispositivo o macchinario che non possa beneficiare di nuovo valore grazie alla connessione, alla condivisione di dati e alle tecnologie internet.

Qual è il tuo approccio nello studio delle interfacce grafiche che i clienti ci commissionano?

 

A: Per me è indispensabile conoscere approfonditamente il prodotto in cui l’interfaccia andrà inserita. Tutti tendiamo ad identificare l’intero prodotto con il pannello di comando, sia esso un cruscotto, un sito, un bancomat o una macchina del caffè.
Il primo passo è trasformare gli “utenti” da generici utilizzatori in persone, figure più specifiche di cui analizzare caratteristiche, obiettivi, esigenze e priorità. E’ un procedimento che scatena un milione di domande (quando, come, perché e da chi viene utilizzato il dispositivo?) e non è insolito chiedere informazioni a tutte le figure aziendali, sviluppo, produzione, vendite, assistenza e marketing compresi. Nel caso ideale si osserva l’utilizzo sul campo, ma nel mondo industriale questo non sempre è possibile. Occorre molta curiosità e non bisogna cedere alla tentazione di fare una mera “fotocopia digitale” della situazione esistente. Raccolte tutte le informazioni, lo scoglio successivo è comunicare e rendere reale la visione del prodotto, di come le nuove tecnologie potranno migliorarlo,in modo che possa essere recepito da tutti: con storyboard e mockups cerchiamo di rendere l’idea del look and feel del prodotto finale. Un buon lavoro preliminare rende lo sviluppo finale del codice software più semplice e lineare.

Fino a che punto la User Experience e il codice Software sono collegate?

 

A: Più che collegato, direi proprio “cucito”! Il software è la materia grezza, il tessuto col quale si confeziona la User Experience. Come ogni buon sarto sa, occorre un buon tessuto, il giusto taglio, ed un lavoro esperto, accurato e paziente per arrivare a confezionare l’abito. Solo a lavoro finito, tessuto e cuciture spariranno dietro a quello che tutti vedranno come un impeccabile abito completo.

 

Il tuo metodo di lavoro è basato sull’analisi, per te è fondamentale “mettersi nei panni” di chi utilizzerà le nostre schede elettroniche. Da quale corrente di pensiero proviene questo modus operandi?

 

A: Quello che è poco noto è che c’è una solida disciplina scientifica dietro all’analisi dell’usabilità. Devo molto ad autori come Donald Norman (Apple, Hp), Jakob Nielsen (Sun, NNG), Alan Cooper (Microsoft) per avere tracciato le linee di riferimento che sono indispensabili per non perdere la bussola e prendere decisioni in un campo che, per sua natura, muta ed evolve continuamente. Fra le più grandi lezioni vi sono quella di non chiedere specifiche ma raccogliere le esigenze, di non chiedere cosa fare ma osservare come lo si fa, di registrare le interazioni e testare sempre le soluzioni. E, non ultimo, di non avere paura di scartare un’idea che si è rivelata inefficace: in questo campo, la soluzione perfetta non esiste.

Barbara Zaccherini

Imola, 24 settembre 2020

Ciao Barbara,

l’Eurek è una famiglia per te. Questa Azienda si fonda su forti valori, primi fra tutti l’impegno e la
dedizione che ti hanno spinta a soli 20 anni a prendere le redini di questa realtà insieme a Monica,
diventando nei primi anni 90 una giovanissima imprenditrice.

La creatività è ciò che da sempre ti contraddistingue. In questi anni ti sei occupata di elettronica
durante il giorno e hai cucito abiti come hobby alla sera, imparando che le due cose vanno di pari
passo: l’elettronica non può prescindere dalla passione. Per poter svolgere il tuo lavoro ci
vogliono maestria, eleganza e una spiccata personalità, valori che metti a disposizione dei tuoi
clienti attraverso consulenze e consigli su misura.

Perché hai scelto l’Elettronica?

B: Ad essere sinceri è l’elettronica che ha scelto me. Quando finiva la scuola, durante l’estate, avevo l’obbligo morale di lavorare almeno un mese nel laboratorio di mio fratello, io in realtà avrei voluto solo scorazzare per le vie della mia Imola con il motorino oppure  correre al mare ma…“fidati che  poi ti godrai meglio le vacanze “ mi diceva sempre mio padre..come dargli torto, e così cominciai a prendere confidenza con tutti quei componenti colorati che a seconda di come li assemblavi potevano creare una miriade di cose.Ecco è sicuramente questo  ciò che da sempre mi ha affascinato, Progettare e Creare.

Sei il volto di Eurek: quali sono i lati della tua personalità che vuoi che ci rappresentino?

 

B:  Il mio primo valore personale è quello della LIBERTÀ,  e credo che sia il motivo principale che mi ha spinto a fare l’imprenditrice.

Io credo che avere tutti i giorni  la libertà di scegliere gli orari del mio lavoro, in che modo poterlo fare  e poter collaborare con le persone che mi sono scelta sia una immensa fortuna che migliora la qualità della mia vita e della mia famiglia.

Questo è il motivo principale per cui i nostri collaboratori hanno gli orari flessibili.

 

Lo stesso concetto di Libertà mi piace espanderlo anche con i clienti, quando sviluppiamo un progetto,  una volta finito consegniamo tutta la documentazione e i file necessari in modo che il nostro cliente possa sentirsi libero di produrlo dove meglio crede.  Il cliente deve essere libero di lavorare con noi perché è felice di sceglierci per le nostre qualità e competenze e MAI costretto. 

Qualcuno dice che sei un“imprenditrice sovversiva”: in cosa ritieni di essere differente?


B: Sono  Fabrizio Cotza e Maggy Tarallo che mi considerano tale ☺..io credo di avere ancora un po’ di strada da fare. Sono i fondatori dell’associazione imprenditori sovversivi  , con cui condivido confronto, concetti e valori e a cui mi ispiro sempre.

 

Tanti anni fa , quando ero agli inizi del mio percorso, e la nostra piccola realtà stava crescendo, mi ero fatta prendere e le ore che le dedicavo erano decisamente troppe, talmente tante che ho rischiato di ammalarmi.  Da allora mi sono data delle regole e la prima è che almeno 3 giorni al mese li devo pianificare in agenda per me, da utilizzare come voglio, l’importante è fare quello che mi fa stare bene, a volte scelgo di passare la giornata in famiglia, di dedicarmi ai miei hobby,  di leggere un libro in giardino , o semplicemente di andare dal parrucchiere, l’importante è che siano giorni per il mio relax.

 

Questo mi permette di ripulire la mente e renderla più lucida e libera per poter trovare soluzioni efficaci e buone intuizioni.

 

Non sempre le tante ore di lavoro equivalgono a un buon lavoro, come non sempre tanto fatturato fa un’azienda sana , molto meglio fatturare meno ma con più utili da reinvestire.

 

Spesso vedo colleghi cadere nella trappola del “ Sto in ufficio dalle 7 di mattina alle 9 di sera, c’è troppo da fare e non posso fare diversamente”  io credo che sia sbagliato, si può e si deve fare diversamente, per il nostro bene e delle nostre aziende.

 

Un’altra regola molto importante è che devi cercare di attirare  persone, che siano essi clienti o collaboratori, che condividano i tuoi  valori, così è più semplice lavorare insieme e si evitano sprechi inutili di energie.

Quali ostacoli hai riscontrato nell’essere stata donna e imprenditrice agli inizi della tua carriera?

 

B: Sarei ipocrita se dicessi che l’essere donna mi ha ostacolato, anzi al contrario spesso questa cosa ha suscitato curiosità e interesse , dando di conseguenza  a me la possibilità di presentarmi, quando magari ad un uomo sarebbe stata negata. Poi se mi chiedi se come donna è stato semplice far coincidere azienda e famiglia la risposta è NO, è stato sicuramente complicato, perchè oltre a  qualsiasi altra donna che si trova a gestire una famiglia ed ha un lavoro a tempo pieno, mi sono sentita spesso la grande responsabilità che il mio ruolo porta, ha portato e porterà con se, che devi sempre tenere a mente che le tue azioni e scelte hanno conseguenze su tutte le persone che lavorano con te e di cascata sulle loro famiglie.

 

Quindi l’ostacolo più grande è stato quello di lasciare i pensieri sulla scrivania e di tornare a casa con un po’ più di leggerezza.

Poi come imprenditrice credo di avere avuto le stesse difficoltà dei  miei colleghi uomini. Chi gestisce una piccola azienda in questo paese sa molto bene che non si deve aspettare aiuti  concreti,  che poi aiuti veri è pura utopia, sarebbe già un grosso passo avanti se smettessero di ostacolarci, sai che ti devi rimboccare le maniche e che devi trovare da solo le tue soluzioni. 

 

Che futuro sogni per Eurek?

 

B: Sogno che la Eurek possa continuare a dare serenità e  benessere a tutti i suoi collaboratori e di riuscire a  fare qualcosa di utile e bello per la nostra  comunità.

Sogno una Eurek ecologicamente sostenibile, mi piacerebbe riuscire a riciclare tutti i prodotti di scarto della nostra produzione, parlo di plastica e cartone, creare qualcosa per potergli dare nuova vita in modo che possano essere riutizizzati in modo intelligente. In questo momento vanno nell’oasi ecologica della nostra città ma non vedo un progetto concreto e reale per renderli davvero riutilizzabili. Mi piacerebbe raggiungere l’autonomia e avere nel nostro interno un vero e proprio processo di riutilizzo. Questo sarebbe davvero un grande SOGNO che si realizza.

Lorenzo Corti

Imola, 30 Giugno 2020

 

Ciao Lorenzo,
da quando sei in Eurek la tua crescita è stata notevole. Hai messo le tue competenze a disposizione dell’Azienda e hai cercato di assimilare dai tuoi colleghi tutto il Know How in loro possesso.

 

Qual è il tuo Background? Perché hai visto in Eurek il terreno fertile per la tua crescita professionale?

L: Prima di approdare in Eurek ho avuto altre esprerienze lavorative, principalmente come sviluppatore firmware ma per qualche periodo anche come trasfertista PLC e collaudatore inverter per il reparto corse Ferrari.


Fin dal primo colloquio ho percepito la stessa visione all’approccio lavorativo, ossia la condivisione delle conoscenze. Questo non è banale, perché molto spesso nelle aziende si crea una forte competizione tra le parti per cui chi ha le competenze tende a trattenerle per se e a non condividerle. Questo è limitante e limita la crescita individuale. Lo sviluppo ed il progresso si hanno solo quando le conoscenze sono a disposizione di tutti ed ognuno ha la possibilità di dare il proprio personale contributo. Inoltre in Eurek ho trovato la stessa visione lavoro visto non come dovere ma come passione e gioco, cioè la voglia di creare e sviluppare nuove idee come un bambino assembla e scompone i lego.

 

In cosa sei specializzato e cosa ti piacerebbe approfondire nel futuro?

L: Sono specializzato principalmente nello sviluppo di firmware per microcontrollori, e da qualche tempo affianco il mio collega Alberto nello sviluppo delle Interfacce Grafiche. Ritengo che il prossimo futuro sia indirizzato verso l’intelligenza artificiale, questo è un aspetto che ritengo importante approfondire e credo possa rappresentare un valore aggiunto per l’azienda.

 

Parlaci del tuo più grande successo raggiunto qui in Eurek.

L: Prima ancora dei successi professionali mi viene da pensare ai successi che mi hanno fatto crescere come persona. In particolare mi riferisco al rapporto di stima, rispetto reciproco e condivisione che si è creato con i clienti. Questo è il più grande successo che mi fa misurare la qualità di ciò che faccio. Se penso invece ad un successo raggiunto in ambito lavorativo mi viene in mente il progetto MyClean: si tratta di un sistema automatizzato per sanitizare ambienti sterili, come per esempio le clean room dove vengono realizzati i farmaci. Questo progetto non è stato per niente banale visto il campo di impiego e le vari tecnologie impiegate: una tra tutte la lettura dei bracciali RFID per identificare gli operatori (cosa altrimenti impossibile dovendo indossare le tute anti contaminazione), e la parte web per il remote control. Progetto che per altro ha avuto diversi riconoscimenti anche in campo europeo.

 

Quale ritieni che sia il valore aggiunto nella programmazione Software che offriamo ai nostri clienti?

L: Il fatto che lavoriamo per i clienti dei nostri clienti. Le nostre interfacce vanno infatti in tal senso, vengono implementate pensando all’utilizzatore finale ancor prima di chi ce le commissiona. Questo è senza dubbio il vero valore aggiunto.